Sindacati e Governo: lo scontro penalizza solo il lavoro

lavoro-sindacati-corriere-della-seraFateci caso: oggi la discussione tra Sindacati e Governo sul lavoro è incentrata solo sull’opportunità di mantenere o meno l’articolo 18 in vita. Nessuno parla invece dell’andamento del mercato del lavoro, delle sue prospettive future, delle azioni da mettere in campo per mantenerlo vivo ed aggiornato, degli ammortizzatori sociali necessari, del loro ammontare e della loro struttura.

L’andamento dei contratti in Italia

E’ sotto gli occhi di tutti che il rapporto domanda/offerta di lavoro sia sempre più spostato verso il numeratore. Lo racconta bene Dario Di Vico sulla sua analisi nel Corriere della Sera: “Dire addio al posto fisso non basta La flessibilità all’epoca di LinkedIn”.

“Dobbiamo comunque predisporci a considerare il lavoro come qualcosa che muta con una velocità incredibile e di conseguenza chi si pone il compito di tutelarlo deve tenersi costantemente aggiornato. Oggi non avviene. Senza voler indossare i panni della Cassandra va ricordato poi che mentre noi discutiamo di posto fisso gli interrogativi che si pone il resto del mondo in realtà sono diversi e si possono sintetizzare nell’angosciosa domanda: quanti sono i posti che riusciremo a sottrarre all’avanzata delle tecnologie labour saving?

Le conseguenze non andrebbero sottovalutate dal lato dell’aggiornamento del mercato del lavoro e della disciplina degli ammortizzatori sociali:

“È chiaro che chi ha responsabilità politica e sente la necessità di demitizzare il posto fisso deve anche caricarsi l’onere di gestire la transizione, deve fare in modo che la flessibilità incontri politiche pubbliche che la facilitino assicurando quantomeno strumenti di sicurezza sociale, politiche fiscali favorevoli, possibilità di formarsi continuamente.”

Invece oggi si continua a spostare la discussione sulle garanzie di chi il posto di lavoro ce l’ha già e sulla flessibilità estrema, non affrontando seriamente il tema dell’apertura del mercato a chi il lavoro non ce l’ha o vive ciclicamente in un eterno precariato.

La contrapposizione tra Sindacati e Governo

I sindacati di questo vivono: di posto fisso. la CGIL rappresenta i lavoratori di grandi imprese, del pubblico impiego ed i pensionati; vive rappresentando chi il salario assicurato ce l’ha e non mi pare si sforzi più di tanto di prefigurare scenari o visioni prospettiche che tengano conto della delocalizzazione e dell’automazione delle mansioni semplici.

Alla luce di tutto questo faccio veramente fatica a capire l’estremizzazione della discussione tra chi vuole mantenere la situazione tout court e chi, invece, si prefigura una liberalizzazione del mercato del lavoro massiva e massiccia e, addirittura, vorrebbe l’abolizione della rappresentanza sindacale (vedi Leopolda).

Credo infatti che, per il bene dell’Italia e di chi il posto visto non l’ha mai visto (Partite IVA, lavoratori a progetto, etc.), la discussione andrebbe spostata all’interno dei palazzi del potere. Mi piacerebbe che, prima di manifestare o scioperare o fare proclami, Sindacati, Governo ed esperti si vedessero e discutessero insieme della visione del nostro paese a medio e lungo termine ed elaborassero congiuntamente strategie per affrontare il mondo che verrà ed evitare pesanti ricadute sociali ed economiche.

E invece cosa ci ritroviamo? Discussioni infinite e spietate sui media, tensioni sociali, proclami, manganelli; non una analisi seria e ponderata sul da farsi. Chi si schiera con il Governo, chi con i Sindacati, comunque sempre in contrapposizione l’uno con gli altri.

Cui prodest?

Forse proprio solo agli uni e agli altri: ai Sindacati e al Governo; mai a chi la mancanza di lavoro la subisce.

Andatelo a spiegare ai milioni di disoccupati o precari in giro per lo stivale.

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