Referendum consultivo per cambio di Provincia: come funziona?

Referendum consultivo - mappa del lazioReferendum Consultivo organizzato a Bracciano per richiere la procedura di mutamento di Circoscrizione Provinciale: anche oggi ve ne parlo un po’.

Innanzi tutto vediamo di capire perché si è organizzato questo referendum consultivo e a cosa serve.

Come ho già descritto qui, qui e qui, Bracciano entrerà per legge (in quanto appartenente alla Provincia di Roma) nella Città Metropolitana di Roma Capitale. A molti questa cosa non è andata giù. Alcune forze politiche locali, benché a livello nazionale i loro rappresentanti si siano espressi a favore dell’eliminazione delle Provincie in favore della costituzione di questi nuovi Enti, hanno cavalcato l’onda e “creato dissenso ad arte”.

L’hanno fatto per amore di Bracciano? L’hanno fatto per bieco marketing elettorale? Non sta certo a me dirlo. Rimane il fatto che, durante il Consiglio Comunale del 30 settembre 2014 (vedi qui), si raggiunge l’accordo unanime per sostenere l’iniziativa popolare al fine dell’indizione del Referendum Consultivo sull’adesione alla Città Metropolitana secondo le regole stabilite dal regolamento redatto nel 2004 dall’allora Giunta Negri.

Ma che cos’è precisamente un Referendum Consultivo? Qui l’istituto viene descritto molto bene:

Il comma 3 art. 6 della Legge 142/90, conseguente al recepimento della Carta europea dell’Autonomia locale, recita:
“Nello statuto devono essere previste forme di consultazione della popolazione nonché procedure per l’ammissione di istanze, petizioni e proposte di cittadini singoli o associati dirette a promuovere interventi per la migliore tutela di interessi collettivi e devono essere altresì determinate le garanzie per il loro tempestivo esame. Possono essere previsti referendum consultivi anche su richiesta di un adeguato numero di cittadini.”
L’introduzione di tale tipo di referendum (consultivo) è stato un parto tipicamente italiano poiché la carta europea non ne specificava il tipo ma solo l’importanza di rendere partecipi i cittadini. Le amministrazioni locali che hanno introdotto questo tipo di referendum, negli statuti comunali, provinciali e regionali (moltissime) hanno pensato bene di scoraggiarne l’utilizzo ed ancor più di annullarne la sostanza, rendendolo non vincolante.
Ovvero:
ogni tipo di referendum, ad eccezione di quello consultivo, deve essere di esclusiva iniziativa popolare e non deve essere proposto dai rappresentanti, poiché i rappresentanti del popolo hanno altri strumenti per introdurre e modificare leggi e delibere.
Il referendum consultivo in Italia non è altro che un SONDAGGIO e sappiamo tutti come si svolgono i sondaggi perché bene o male abbiamo partecipato tutti a qualcuno di essi.

A cosa serve un Referendum a Bracciano?

Detto questo, vediamo a cosa serve questa consultazione nello specifico caso di Bracciano.

Se il Comitato per il Referendum dovesse raccogliere la quantità necessaria di firme valide per la richiesta, il Comune dovrebbe indire una consultazione sul tema dell’ingresso nella Città Metropolitana di Roma Capitale.

Quand’anche poi il refendum si tenesse -con tutti gli adempimenti e costi conseguenti l’organizzazione dei seggi, della campagna elettorale, etc.(Qui un’Ipotesi di spesa per il referendum consultivo fatta comparando elettori e numero di sezioni elettorali con il Comune di Bologna per il quale ho trovato una stima di costi)-, raggiungesse il quorum ed emergesse la volontà della popolazione di non entrare nel nuovo Ente allora il Comune POTREBBE decidere di avviare le procedure per la richiesta di mutazione di circoscrizione provinciale (lo potrebbe fare comunque a prescindere dal referendum).

La mutazione di circoscrizione provinciale è disciplinata dall’art.133 della Costituzione:

“Il mutamento delle circoscrizioni provinciali e l’istituzione di nuove Province nell’ambito d’una Regione sono stabiliti con leggi della Repubblica, su iniziativa dei Comuni, sentita la stessa Regione. La Regione, sentite le popolazioni interessate, può con sue leggi istituire nel proprio territorio nuovi Comuni e modificare le loro circoscrizioni e denominazioni.”

Detta e scritta così la cosa sembra abbastanza semplice, ma così non è affatto. I promotori del Referendum raccontano che “passare sotto Viterbo” sia una scelta facile, semplice e indolore. Come ho già detto sopra in questo articolo non entrerò nel merito (l’ho già fatto N volte in questo blog) dell’opportunità di chiedere l’ingresso nella ex provincia di Viterbo, ma vi parlerò solo di “come si fa”.

Referendum Consultivo – Procedura per cambio provincia

Nel documento di cui al link sopra, ottimamente redatto dal Segretario del Comune di Piombino, si evidenzia il processo di richiesta di cambio di circoscrizione provinciale dalla Provincia di Livorno a quella di Grosseto con i relativi tempi e modi:

“Nel caso in cui la posizione espressa dal Consiglio Comunale sia favorevole al cambio di Provincia dovrà essere avviata la procedura prevista dall’art. 133 Cost. per la formazione della legge statale di modifica della circoscrizione provinciale.
La delibera dovrà pertanto essere inviata:
  1. alla Presidenza del Consiglio dei Ministri,
  2. alla Presidenza della Camera dei deputati,
  3. alla Presidenza del Senato della Repubblica,
  4. al Presidente della Regione e al Presidente del Consiglio Regionale.
L’iniziativa legislativa potrà essere assunta da uno o più deputati o senatori che dovranno presentare il progetto di legge.
Questo viene assegnato alla Commissione parlamentare competente per materia (commissione affari costituzionali) che svolge un’istruttoria, prepara un testo da sottoporre all’Assemblea e presenta una relazione, incaricando un relatore per l’illustrazione del testo in Assemblea ( la Commissione opera in
sede referente).
Se il progetto di legge è stato presentato al Senato, una volta approvato viene trasmesso alla Camera ( e viceversa) ed esaminato secondo la stessa procedura , quindi assegnato alla Commissione competente in sede referente e sottoposto all’approvazione della Camera.
Tuttavia potrebbe essere adottato il procedimento abbreviato che rimette sia l’esame che l’approvazione definitiva del progetto di legge alle Commissioni parlamentari in sede legislativa, senza l’invio alle Assemblee di Camera e Senato.
Nell’unico precedente cui possiamo fare riferimento relativo al passaggio di 5 Comuni dalla provincia di Milano a quella di Monza-Brianza, i lavori preparatori, in cui le Commissioni hanno operato sia in sede referente che legislativa, hanno avuto una durata di circa un anno e mezzo ( dal 9.7.2008 data in cui è stata presentato il disegno di legge da alcuni senatori al 9.12.2009 data di promulgazione della legge statale di distacco dei
Comuni dalla Provincia di Milano e aggregazione alla Provincia di Monza-Brianza).
Per quanto attiene al ruolo della Regione, questa è chiamata dalla norma costituzionale ad esprimere un parere sulla richiesta di modifica della circoscrizione provinciale ( sentita la stessa Regione) ma tale parere non deve essere richiesto preventivamente dal Comune per essere messo a corredo dell’atto deliberativo prima dell’inoltro a Governo e Parlamento per l’ avvio dell’iter legislativo, ma saranno gli stessi organi deputati alla formazione della legge a livello statale ( e pertanto le Commissioni parlamentari in sede referente) che nel corso dell’istruttoria dovranno acquisire la posizione della Regione sul progetto di legge. Tuttavia la Regione dovrà essere ricompresa tra i destinatari cui il Comune provvede ad inviare l’atto deliberativo del
Consiglio Comunale per renderla fin da subito edotta della volontà espressa dal Comune e dell’avvio del relativo iter legislativo nel quale dovrà essere sentita.”

Tutto questo per dire che:

  • se ci fossero abbastanza firme si andrebbe a referendum;
  • si dovrebbe poi organizzare il referendum e fare campagna elettorale;
  • il referendum dovrebbe aver luogo;
  • in caso di espressione popolare per il distacco dall’ex Provincia di Roma, il Consiglio Comunale dovrebbe riunirsi e decidere;
  • il Consiglio Comunale dovrà inviare tutto agli organismi di cui sorpa;
  • nella migliore delle ipotesi, nel caso di EVENTUALE procedimento abbreviato, passerebbe un altro anno e mezzo.
  • servirebbero ulteriori 180 giorni di commissariamento.

Riassumendo, nella migliore delle ipotesi, passerebbero almeno altri 2 anni e mezzo. E nel frattempo? Che si fa? Si prova a fare qualcosa? Si partecipa alla redazione dello Statuto? Si rimane passivi?

Perché nessuno ne parla? Perché si continua solo parlare di:

  • Marino costruirà le case popolari a Bracciano e ci metterà i ROM;
  • Marino costruirà i campi ROM a Bracciano;
  • Marino ci prenderà tutta l’acqua per portarla a Roma;
  • Marino ci trasformerà nella nuova Malagrotta

Non lo so: personalmente ci leggo solo tanto, tanto, ma tanto marketing politico ad appannaggio incrociato dei nuovi soloni locali.

Spero di sbagliarmi.

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