Funerali di Stato, ovvero “del conflitto generazionale”

Massimo Gramellini - La StampaOggi ho letto questo interessante articolo di Massimo Gramellini su La Stampa: Funerali di Stato.

Per vostra conoscenza, lo riporto qui sotto integralmente:

“E’ abbastanza spiacevole questa ostinazione degli anziani nel non volere morire. Sono così evidenti i vantaggi che ne trarrebbe il debito pubblico, finalmente sgravato da spese pensionistiche e sanitarie, per la soddisfazione della Bce, della Trojka e del governo delle giovani marmotte. Va riconosciuto che le istituzioni, per una volta efficienti e coese, stanno facendo di tutto per agevolare la complessa ma necessaria operazione. Dopo avere spremuto di tasse le abitazioni che gli anziani avevano comprato nel corso della vita, ora si accingono a prosciugare l’ultima trincea del loro modesto benessere: la pensione. A questo scopo i bonificatori non esitano a servirsi di un arnese antico e indistruttibile, il populismo, per bollare come immorale un assegno di tremila euro al mese. 

Ai puritani del taglio senza anestesia sfugge però che è anche merito di quelle risorse tanto esecrate se in Italia non è ancora scoppiato un conflitto sociale. Il pensionato «benestante», nuovo bersaglio dell’odio collettivo, è in realtà il banchiere superstite e l’ultimo Welfare a cui attingono le generazioni dei disoccupati e dei sottopagati cronici. Per dirla più brutalmente: i nipoti campano grazie ai soldi che i nonni speravano di lasciare ai figli. Adesso una parte di quel denaro dovrebbe trasferirsi dalle tasche dei pensionati a quelle bucate del Tesoro con la formula ipocrita del contributo di solidarietà. Forse servirà a pagare i funerali: di Stato.”

A me Gramellini piace ma in questo articolo dissento parzialmente da lui.

Come lui, sono contrario al “sequestro” di risorse in maniera indiscriminata a chicchessia per finanziare “solo” la macchina dello stato. Le risorse, in questo momento così difficile, andrebbero usate per finanziare noi stessi ed i nostri consumi; per far “ripartire la macchina” una volta incastrate le giuste riforme in tema economico, gestionale e di giustizia (anche sociale).

Non sono d’accordo con l’affermazione che molti privilegi vadano mantenuti in quanto dovuti a norme e usi pregressi e perché rappresentanti di una sorta di Welfare alternativo. Infatti buona parte del debito accumulato lo dobbiamo anche ai privilegi di una cosiddetta “casta”. Ma questa casta alla fine da chi è formata?
Non cadiamo nel tranello di considerare dei privilegiati solo e solamente i nostri deputati e senatori. Dove vogliamo collocare allora i vari dipendenti super-pagati dei ministeri? Dove i dipendenti dei vari parlamenti regionali (vedi assemblea della Sicilia)? E i dirigenti statali? E gli ufficiali dei vari corpi militari? Dove mettiamo i pensionati che, con pochi (pochissimi) anni di contributi percepiscono assegni faraonici, se comparati con l’andamento dei salari?

Mi spiace ma, se lo Stato va in merda, lo dobbiamo anche a queste scelte scellerate del passato, tipo quella di mandare persone in pensione a meno di 40 anni di età.

Ovviamente questa quota parte di spesa è da considerarsi improduttiva solo “eticamente” perché comunque, a fronte dell’erogazione degli stipendi, lo Stato percepisce gli introiti portati dall’IRPEF e produce consumi.  Ciò non toglie, però, che dobbiamo anche “chiudere il portafogli” oppure il debito non scenderà mai, nemmeno di una lira, e la spesa per interessi passivi continuerà a crescere di anno in anno (siamo a circa 40 miliardi di Euro di spesa veramente improduttiva).

Smettiamola di considerare quindi le pensioni d’oro e gli stipendi statali come una forma di Welfare indiretto: se lo Stato deve tirare la cinghia, lo deve fare in ogni suo ambiente. Non si può pedissequamente aumentare la pressione fiscale anno dopo anno e far ricorso a mezzucci, tipo aumenti delle tariffe, dei bolli, delle accise solo per finanziare la faraonica spesa pubblica (stipendi fuori parametro, pensioni d’oro, mantenimento di strutture inutili, finanziamento di enti privati come la CEI, vendita di immobili non utilizzati). Per mantenere i privilegi e lo status quo stiamo dilapidando ogni singola risorsa anche futura che, invece, dovremmo dedicare ai nostri figli. Pensiamoci.

E ora di fare scelte coraggiose e impopolari altrimenti qui si muore TUTTI, fermo restando il principio della difesa dei più deboli e svantaggiati.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.