Cosa c’è nell’ultima delibera di indirizzo di giunta?

Ormai da 5 giorni, più precisamente il 19 maggio, la Giunta ha emesso una delibera di indirizzo che dice che “il cittadino”, l’”innominato”, il “sindaco ombra”, e chi più ne ha più ne metta, dovrà poter costruire in zona servizi, in barba al Piano Regolatore e con buona pace dei contribuenti che si troveranno anche a pagare loro stessi gli oneri di urbanizzazione.

Delibera di indirizzo della Giunta n. 115 del 19/05/2017

Trovate QUI il documento incriminato.
Si tratta di una delibera di indirizzo e priva di pareri tecnici che stabilisce che Arturo Cimaglia ha ragione quando chiede di costruire in un’area preclusa dal Piano Regolatore Regionale.

Insomma, in barba agli altri cittadini, questo atto stabilisce che si potranno costruire 9 (nove, non una) ville (non capisco come, visto che si tratta di zona F e non di zona B o, alla peggio, di zona C) in virtù del fatto che il comune dovrà stipulare una convenzione in cui si impegna ad urbanizzare il lotto.

Su che base viene emesso questo atto?

Sulla base di una sentenza del TAR del 2002 (precedente quindi alla richiesta di costruire 9 ville) che sanciva la sanabilità di un abuso commesso nella costruzione di una piscina e che ricomprendeva lo stesso abuso nella definizione di “lotto intercluso”.
Badate bene: non tutta la proprietà ma solo la parte oggetto dell’abuso, quindi la piscina, viene ricompreso nel concetto di lotto intercluso.

La storia

Secondo il piano regolatore del 1980, la zona “incriminata” era una zona C3 con possibilità di realizzare una lottizzazione cedendo aree al comune. Ma niente, non bastava: sembra che il cittadino volesse costruire come se si stesse parlando di un lotto intercluso (un lotto di 1500 mq, mentre qui si parla di circa 18.000 metri quadri), esimendosi dunque dalla realizzazione delle opere di un urbanizzazione e dalla cessione del 20% del lotto al comune come invece avviene per le lottizzazioni in zona C3.
Con il piano regolatore tornato dalla regione nel 2009 e approvato dal consiglio comunale, il terreno in oggetto va però in zona F, quindi in zona servizi.
Nonostante questo, sulla delibera di indirizzo si dice:
“Considerato che per il raggiungimento di dette finalità appare opportuno, per conformarsi sotto tale profilo alla sentenza del Tar del Lazio n.8437 del 2002 e dal suo recepimento, occorre provvedere in autotutela alla revoca dei provvedimenti di diniego delle concessioni edilizie in sanatoria D1–D2–D3 e della pratica PdC 76/05”
E che vuol dire? Vuol dire che, nonostante la delibera del TAR sia precedente al piano regolatore, nonostante non si parli di lotti interclusi, si devono revocare i divieti e sanare tutto!
Se è vero che negli uffici comunali c’è stata un po di confusione (comprensibile considerando la pletora di denunce che ha reso ancora più complessa la vicenda urbanistica), tutti gli organi sovra-comunali e i professionisti che hanno dato pareri sulla pratica, dicono il contrario di quello che oggi delibera la giunta (tranne ovviamente il cittadino ed i suoi avvocati che, per inciso, sono anche gli avvocati del comune: che stranezza!).
A questo punto, quale tecnico si prenderà la responsabilità di darà attuazione ad una delibera contraria al piano regolatore regionale?
Si parla davvero, secondo me, di un atto davvero spregiudicato nei contenuti e nei modi.
Che poi, voglio dire, visto che la richiesta di costruire è del 2005, si sarebbe potuto farlo tranquillamente lottizando e realizzando quindi le opere di urbanizzazione a spese proprie (almeno quelle).
Ma no! E ti pare?
A questo punto sembra che si abbia la pretesa di far costruire senza pagare una lira in opere. Mica come gli altri cittadini “sfigati” che, per costruire, devono urbanizzare pure l’anima de li mejo…
La giunta sostiene dunque che si stia parlando di un lotto intercluso e che si possa costruire direttamente, come se si trattasse di una zona B. Praticamente non si vuole far pagare la lottizzazione ma permettere di costruire direttamente.
Da qui nasce tutto.

E adesso? Come proseguirà la storia?

C’è da dire che la Giunta può emettere atti di indirizzo, come quello sopra. Dopo però la palla passerà ai Dirigenti in base art. 107 TUEL per la verifica della fattibilità tecnico-giuridica.
Chi firmerà tali atti avrà comunque su di se la responsabilità erariale, sempre che ve ne sarà.
Dunque stiamo a vedere che succede.
Ci tenevo a raccontarvi questa storiella perché, probabilmente per arrivare a questo, si sono denunciati tutto e tutti all’interno del comune con un disegno che sembra predefinito da tempo. Si sono poi prodotti paradossi meravigliosi, come quello della condivisione degli avvocati tra un denunciante ed un denunciato (il comune). E adesso siamo al redde rationem.
Il primo atto della nuova giunta riguardava guarda caso questo cittadino e l’ultimo, in ordine tempo, anche.
Non mi dite che credevate davvero che in comune stessero pensando a voi, al paese, alle strade, alla fibra ottica, al decoro, alla Bracciano Ambiente, alla discarica, all’acqua potabile. Davvero ci credevate?
Rinfrescatevi la memoria e leggetevi QUI il programma elettorale di Tondinelli.

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