Radio social: io proprio non vi (mi) capisco

 radio social: benigni e i dieci comandamenti
Photo credit: ANDREAS SOLARO/AFP/Getty Images

Amici commentatori di Radio social, io proprio non vi capisco. No. E ogni giorno che passa questa incomprensione si fa sempre più “importante”.
Radio social è un mezzo potentissimo, più della radio, più della televisione e di qualsiasi media esistente (non per niente passiamo ormai più ore sui social network che davanti ad una TV). E’ un media potentissimo se usato correttamente.

Così però no. Così si rasenta il ridicolo, peggio delle letture “acculturate” delle nostre nonne (Cronaca vera, visto, Novella 2000, etc.).
Apro Facebook sulla metropolitana durante il viaggio che mi condurrà in ufficio e leggo di cure miracolose contro il tumore a base di erbetta e acqua e bicarbonato, leggo di gente che si accapiglia per una partita di calcio, per difendere a spada tratta un politico (manco fosse suo fratello); leggo di gente indignata perché un comico prende soldi (si dice il cachet ammonti a 4 milioni di Euro) per leggere i 10 comandamenti in una trasmissione televisiva.

Radio social è questo

Poco importa se la trasmissione in oggetto abbia totalizzato il 33% di share nella fascia oraria considerata per la rilevazione (9 milioni di persone); poco importa se la RAI abbia incassato probabilmente il triplo di quanto speso per il cachet del noto comico Roberto Benigni.
Siamo tutti indignati su radio social perché comunque il compenso è troppo alto e perché viene pagato con “soldi nostri”. Nostri? Ma se più della metà di voi evade regolarmente il canone RAI, di che parlate?
Poi, scusate, compenso troppo alto per cosa?
Se io vi chiedessi 1.000€ e lo stesso giorno ve ne restituissi 3.000€ vi incazzereste? E se vi chiedessi 1 milione in cambio di 3?
Perché non vi indignate per il compenso di Tevez? Perché sbandierate sempre e comunuqe la presunta incoerenza di questi personaggi pubblici?

Incoerenza verso cosa poi? Una persona non può essere la stessa sempre e comunque. Non si può essere a 60 anni come si era a 30. Sarebbe probabilmente sbagliato. Ognuno cresce. Ognuno matura un pensiero diverso ogni giorno, giusto o sbagliato che sia.
Vi prego, gente di radio social, non vi mettete a fare i moralizzatori. Non voi che ripostate ogni signola cavolata che leggete in giro per la rete, giusta o sbagliata che sia, vera o finta che sia.

Probabilmente dovrei impegnarmi anche io di più in questo senso: dovrei analizzare meglio, verificare di più e ragionare. Magari internet sarebbe migliore e, magari, anche noi. Pensiamoci.

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