Gli effetti fiscali del Governo Letta: Policy Paper dell’Istituto Bruno Leoni

Il favoloso Governo Letta

Il Governo Letta, si quello dell’inciucio stellare con il PdL per far “contento” Napolitano, conta ormai qualche mese di attività.

L’Istituto Bruno Leoni (IBL) ha stilato un interessantissimo bilancio delle politiche economiche intraprese da questa mirabolante compagine di governo. Proviamo a spulciare al volo i contenuti di questo report ed a capire quali possano essere le conclusioni a cui gli economisti dell’IBL sono arrivati.

La prima cosa da dire è che, purtroppo, non si tratta di considerazioni positive, anzi.

Ricordiamo che il Governo è stato impegnato per più mesi dal PdL stesso, sotto forma di ricatto sulla durata e sulla consistenza del mandato, a disinnescare l’IMU e l’aumento dell’IVA dal 21% al 22% anziché preoccuparsi della disoccupazione emergente, di quella giovanile  e della pressione fiscale ormai insostenibile.

Alla fine pensiamo a Letta come colui che si è dovuto impegnare su tutti questi fronti e non solo sui desiderata della destra; le risposte però non sono state giudicate adeguate e definitive, quindi efficaci sul medio-lungo periodo.

Vediamo perché.

La pletora di disposizioni, leggine, etc. che sono state prodotte portano altra spesa pubblica ma sono state finanziate tagliando qua e la, “decurtando fondi già iscritti a bilancio o formulando una nuova destinazione ai fondi esistenti“. Per esempio, la concessione di incentivi per la disoccupazione giovanile è stata attivata prendendo le risorse già concesse per l’attuazione del piano di coesione sociale.

Diciamo che l’azione di Governo dunque è stata indirizzata verso la creazione di nuova spesa pubblica e a riallocare l’esistente invece che verso la riduzione del carico fiscale con tagli alla spesa.

Secondo l’IBL l’urgenza portata dall’alta pressione fiscale, dalla crisi, e dalla riduzione del potere d’acquisto ha portato il Governo a decidere per queste misure ma ha portato anche a tralasciare gli effetti e la sostenibilità del carico fiscale che emergerà nei prossimi anni proprio per finanziarle: “Sono infatti passate sottotraccia diverse misure gravose per la finanza pubblica, la cui copertura è in parte garantita dall’aumento delle imposte, spesso con effetti permanenti a partire dal prossimo anno“!

Ad una riduzione della pressione fiscale nel 2013 (- 2,9 miliardi euro), dovuta al rinvio dell’aumento dell’imposta sul valore aggiunto e della cancellazione della prima rata dell’IMU, dovrebbe seguire un aumento di circa 870 milioni di euro nel 2014 e nel 2015 (senza contare gli effetti dell’aumento dell’aliquota IVA dal 21 al 22%).

Effetti sulla tassazione 2013 2014 2015
Imposta di bollo 98,6 197,2 197,2
Minori sgravi contributivi 250
Detrazioni fiscali per l’edizilia -152 -379,7
Maggiori entrate e minori spese da detrazioni 47,8 44 44
Aumento iva su prodotti editoriali e distributori automatici 150 150
Accisa sui carburanti 75
IVA agenzie di viaggio 2,4 12 12
Robin tax 150 150
Minori tasse su energia -150 -100
Rinvio Tobin Tax -12,85
Minori imposte su turismo nautico -1,2 -2,5 -2,5
Rinvio IVA -1054
Acconto irpef 175,7
Imposta su sigarette elettroniche 117 117
Accise su oli lubrificanti, alcol e tabacchi 83,5 125
Maggiore prelievo fondo garanzia viaggi 0,25 0,25 0,25
Cancellazione prima rata IMU 2396,2
Agevolazioni e esenzioni per immobili-merce, cooperative, ricerca 35,9 79,3 -79,3
Riduzione cedolare secca su canone concordato 12,3 35 -25,8
Taglio a detrazioni su premi assicurativi 458,5 661
2937,7 868,65 869,15
Escluse detrazioni casa 2985,5 976,65 1204,85

La tabella viene direttamente dal paper citato ed è calcolata in milioni di Euro.

Quindi la ripresa economica in Italia (se mai ci sarà) porterà altre lacrime e sangue!

Se ci sarà, come sperato, un aumento del PIL questo verrà automaticamente assorbito da nuova spesa pubblica già contabilizzata oggi.

A questo indirizzo trovate il Policy Paper dell’IBL “Gli effetti fiscali del Governo Letta

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